Pensiero Nuovo

febbraio 28th, 2022
La IV Guerra

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“Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre”
Albert Eistein

L’acronimo MAD – mutua distruzione assicurata – ha garantito, nel corso del ‘900, la pace tra USA e URSS. In buona sostanza, l’evidenza che un conflitto nucleare non avrebbe avuto un vincitore, ha preservato l’umanità dal più mostruoso degli olocausti.
A questo principio ha fatto da contraltare la sinistra ipotesi del “first strike” – attacco a sorpresa su vasta scala – che attribuisce la possibilità – tutta da dimostrare – che il primo colpo nucleare arrechi danni talmente devastanti ad uno dei belligeranti da rendere la sicura reazione più “morbida”, dagli effetti “accettabili” per l’aggressore.
Va precisato a riguardo che questa opzione è stata neutralizzata, almeno per il momento, da massicci investimenti in flottiglie di sottomarini strategici che sono in grado, emergendo in superfice, di garantire comunque una risposta adeguata quand’anche uno (sciagurato) “first strike” dovesse essere lanciato con successo contro gli arsenali terrestri
Data la premessa è possibile fare alcune considerazioni:
La probabilità dell’impiego di armi nucleari si riduce quando c’è equilibrio tra i contendenti. In altre parole, il bilanciamento bellico funge da deterrente proprio perché allontana “l’utilità” del “primo colpo”. La strategia dell’escalation, quindi, cede il passo a quella “collaborativa”, l’unica che preserva dall’autodistruzione (teoria dei giochi di Nash).
La MAD, mutua distruzione assicurata, presuppone però un approccio “razionale” che potrebbe venir meno laddove le nazioni con armamenti nucleari dovessero subire derive politico – sociali (emblematica resta la vicenda dell’assalto al campidoglio organizzato dai sostenitori di Trump).
Ma attenzione, anche se il mondo fosse retto da governanti illuminati, l’errore è sempre in agguato!.
Nel secolo scorso, si sono verificati una lunga sequela di “incidenti”, alcuni dei quali, grazie alla perizia ed al sangue freddo – in alcuni casi all’insubordinazione – di veri e propri EROI non hanno fatto precipitare il mondo nell’abisso.
Stanislav Petrov, tenente colonnello dell’armata rossa, si trovò a sostituire, proprio quella notte di settembre dell’83, l’ufficiale in servizio al sistema di sorveglianza satellitare nel bunker Serpukhov.
All’improvviso si materializzò sul radar la traccia di alcuni missili diretti verso l’Unione Sovietica. Petrov, in base alla dottrina MAD, avrebbe dovuto allertare la catena di comando per avviare le contromisure ma, incredibilmente, non lo fece!
Intuì che qualcosa non tornava – perché gli americani ne avrebbero lanciati solo 5? – ed attese conferme che, per fortuna, non arrivarono.
Cosa sarebbe accaduto se i satelliti ne avessero segnalati 500? Meglio non pensarci!
Sull’altro lato della barricata era il 1979 quando si è verificò un incidente ancor più inquietante.
Il NORAD, il sistema di difesa integrato degli Stati Uniti, rilevò centinaia di missili sovietici in viaggio verso gli USA. Sembrava fosse in atto un attacco preventivo in grande stile. Anche in questo caso, a pochi istanti dall’irreparabile, emerse che si trattava di un farso allarme.
Questi due episodi denunciano che il solo possesso di armi nucleari, quand’anche non vi sia la volontà di utilizzarle, è un’aberrazione. Se poi, come accade oggi, vengono mostrate, sviluppate e dispiegate siamo difronte ad una inaccettabile follia collettiva.
Non a caso nella questione Ucraina, l’assetto atomico degli Usa e della Russia fa da sfondo alla guerra in atto: l’allargamento della Nato ad est minaccia il Cremlino con testate nucleari più vicine. D’altro canto, non va sottaciuto che gli stessi Russi hanno dato il via ad un balzo in avanti dell’era atomica con la costruzione di un nuovo missile balistico supersonico – Avangard – in grado di raggiungere una velocità pari a 10 volte quella del suono!
La minaccia nucleare, che nel secolo scorso fungeva da deterrente, è diventata uno strumento di pressione geopolitica – più o meno velato – per costringere gli “avversari” a dinamiche di sudditanza (economico – finanziaria e politica). La rinnovata escalation, questa volta, nasce da interessi economi piuttosto che da presupposti ideologici: missili ultraveloci (e forse invisibili in un prossimo futuro) e lo sviluppo di attacchi cyberinformatici atti a sabotare i sistemi di comunicazione potrebbero dare l’impressione, a menti labili e scellerate, che un First Strike sia davvero praticabile!

E’ probabile che, alla fine, tireremo un altro sospiro di sollievo: un accordo che darebbe la possibilità a tutti i contendenti di salvare la faccia, vedrebbe l’Ucraina entrare nell’UE ma non nella NATO. Dal canto suo, Mosca potrebbe cedere ogni diritto sulle repubbliche separatiste del Dombass, a patto che i caschi blu dell’ONU vengano mandati nella regione per garantire i diritti della minoranza russa. .

Tuttavia, anche se dovesse andare tutto per il meglio, ciò non è più sufficiente perché l’umanità deve essere tenuta al riparo, nel modo più assoluto, dallo spettro di un conflitto nucleare.

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