Pensiero Nuovo

Quando nell’estate 2012 terminai “il Nuovo Ordine. Dal tramonto del sistema liberale alla Nuova Macroeconomia Sociale di Mercato” ero convinto che il “più” fosse stato fatto. Nel testo (appena 100 fogli A4) analizzavo, in modo del tutto nuovo ed originale, le cause della crisi del sistema liberale e, soprattutto, proponevo una vera e propria soluzione con l’elaborazione di una teoria economica (la Nuova Macroeconomia Sociale di Mercato) che ribalta tutti i paradigmi del capitalismo moderno.
L’idea era nata da molto lontano, quando nel 2006, parlando con un collega, proferii la seguente frase suscitando sconcerto ed ilarità:
L’Euro è destinato a scomparire!
Questo fatto, che sul momento mi diede non poco fastidio, evidenziò un sentimento molto diffuso che andava seriamente combattuto. Molti, anche tra i cosiddetti “esperti” di materia economica, vivono di luoghi comuni, preconcetti difficilmente scalzabili dall’immaginario collettivo.
Quante volte discutendo con i più disparati interlocutori ho sentito frasi del tipo:
“Investo nel mercato immobiliare perché il mattone non perderà mai valore” oppure “compro BTP perché l’Italia non fallirà mai”.
Da queste esperienze nacque l’idea di argomentare in un testo, in maniera semplice e diretta, per essere compreso da tutti, un nuovo modo di concepire non soltanto l’economia ma soprattutto la società ed il suo rapporto con la politica trovando il nodo focale del PROBLEMA in un persistente “deficit culturale” o come definito nel Nuovo Ordine “nell’oscurantista retorica del sistema liberale”.
Filosofia? Certamente ma soprattutto fatti concreti grazie all’esposizione di un programma economico che, poggiando su una riforma fiscale epocale, avrebbe garantito una durevole stabilità sociale.
Cominciai, quindi, a sottoporlo ad alcune case editrici che, nella migliore dell’ipotesi, rispondendo con una mail dal contenuto non sempre pertinente, dimostravano di non essersi prese la briga di leggere neanche qualche paginetta.
La cosa più singolare avvenne quando decisi di rivolgermi ad un’agenzia letteraria di importanza nazionale la quale, dopo circa un paio di mesi, mi inviò una scheda di valutazione ben fatta ma dal contenuto molto ambiguo.
Cominciando con una serie di complimenti inaspettati e molto lusinghieri, – “E’ testo per molti aspetti riuscito. Stimolante, ambizioso, solido e chiaro nelle argomentazioni…offre quella che, al netto di qualsiasi considerazione di merito, è una vera e propria ricetta per uscire dalla crisi. Di più è una vera è propria proposta per una palingenesi della prassi economica, finanziaria e sociale” – ed ancora –“un’estrema concretezza nell’individuazione delle cause della crisi come nelle proposte per sanarla. In questo modo, contrappone alla fumosità di troppi guru un nocciolo solido fatto, in egual misura, di buon senso e mancanza di preconcetti e pregiudizi ideologici” – il giudizio sterzava inequivocabilmente (e per certi aspetti inspiegabilmente) verso una sonora bocciatura a causa di vizi formali (e non sostanziali) inerenti al “tono usato” ritenuto a ragione (e vorrei vedere il contrario) in certi momenti troppo acceso o come definito semplicisticamente “non sorvegliato a dovere”.
Difetto insormontabile, soprattutto in una fase di mercato critica in cui “le case editrici appaiono poco propense ad investire in operazioni che, in mancanza di una garanzia dovuta al prestigio o alla notorietà dell’autore, si configurano come degli azzardi”.
Secondo la mia opinione, quest’ultimo punto, certamente più pertinente rispetto al primo, rappresentava la reale motivazione sulla quale si era costruito il loro (pre)giudizio.
Mi sarebbe piaciuto, a questo punto, ricordare al mio valutatore che il miglioramento formale di un testo, oltre ad essere attività centrale di ogni agenzia letteraria, è un qualcosa oramai “subito” da tutti gli scrittori , anche quelli più blasonati.
La conferma a quanto dedotto da questa esperienza arrivò qualche mese più tardi quando, parlando delle mie teorie ad un addetto stampa della Rai, mi fu obiettato che, sebbene interessanti ed originali, avrebbero necessitato di un maggiore “appeal commerciale” ottenibile, ad esempio, modificando il titolo del libro in un più accattivante “le 10 mosse per uscire dalla crisi” o un qualcosa di similare.
Dunque, per l’ennesima volta mi fu chiaro che per entrare nel circuito mediatico e stimolare un nuovo dibattito sul miglioramento di un sistema economico – politico – sociale – culturale, in profonda crisi, ciò che avevo da dire sarebbe stato meno importante rispetto a quanto avrei potuto (far) guadagnare.
Tutt’altro che amareggiato decisi di fare da solo e commissionai a mio cugino Roberto (che apertamente ringrazio per l’eccellente lavoro svolto) un blog per esprimere ciò che avevo teorizzato nel “Nuovo Ordine”.
Non fraintendetemi, non sono interessato a diventare uno scrittore né tantomeno a svolgere una promozione del testo (il libro non è in vendita e per il momento resta una sorta di manuale didattico da cui attingere per dare organicità e semplificazione ai temi che mi accingo a trattare). Il mio unico desiderio è sempre stato quello di provare a diffondere una “nuova prospettiva” che consenta un miglioramento della vita di ogni individuo non soltanto sotto il profilo quantitativo-materiale quanto, soprattutto, sotto l’aspetto della felicità e del benessere sociale.
Nella consapevolezza che ciò che vi dirò è l’esatto contrario di quanto generalmente insegnato, procederò a piccoli passi pubblicando un articolo ogni settimana tentando, progressivamente, di preparare gli utenti ad uno stravolgimento del “comune sentire” , di tutti quei dogmi, ampiamente superati dagli eventi, su cui si fonda la nostra società.
Il progetto “Pensieronuovo” partirà quindi dall’esame di alcuni fatti di attualità che, analizzati sotto un nuovo punto di vista, proveranno a diffondere idee alternative per aiutare il lettore nella comprensione delle REALI cause della crisi e delle conseguenti soluzioni con l’elaborazione di una serie di proposte concrete.
Col tempo proverò a dimostrare come un pensionato non sia meno responsabile di una grande banca d’affari (facendo ovviamente le dovute proporzioni), quanto la libera concorrenza possa essere lesiva del mercato stesso, come la massimizzazione del profitto induca alla distruzione della ricchezza accumulata, perché per uscire dalla crisi sia indispensabile ridurre la produttività invece che aumentarla, per quale motivo (per la prima volta nella storia) il progresso raggiunto spinga l’umanità verso un sistema collaborativo tra soggetti portatori d’interessi divergenti per definizione (pubblico/privato – capitale/lavoro – ricchi/poveri).
Vi solleciterò, in definitiva, a verificare in che misura ognuno di noi sia corresponsabile dello stato di sfacelo in cui è venuta a trovarsi l’Italia, l’Europa ed il mondo intero.
Se condividerete i miei ragionamenti, se rappresenteranno adeguatamente le vostre opinioni, necessità, paure, se le soluzioni prospettate vi sembreranno convincenti, allora sono sicuro che arriverà anche la vostra partecipazione attiva, necessaria affinché il mio intendimento abbia una qualche possibilità di riuscita.
L’impegno che vi chiedo, qualora vogliate sentirvi parte integrante del progetto proposto, si sostanzia non solo nella diffusione dei suoi contenuti grazie al classico “passaparola” ma, soprattutto, nell’invio di suggerimenti, richieste e, perché no, critiche da inoltrare nella sezione “contatti”. Le vostre opinioni rappresenteranno un costante punto di riferimento nello sviluppo di nuove riflessioni ed approfondimenti.
Che altro dire… nulla se non buona lettura.