Pensiero Nuovo

giugno 28th, 2014
L’azzardo morale

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Nell’estate di circa sette anni fa cominciò a diffondersi un termine che, prima di ogni altro, delineava i contorni della crisi attuale.
Con “subprime”, letteralmente “sotto il primo”, veniva indicata una tipologia di mutui, particolarmente diffusa negli Usa, ad elevato rischio di insolvenza.
Il “credito facile a stelle e strisce” determinò il crollo del mercato immobiliare ed il fallimento di centinaia di banche tra cui Lehman Brothers.
Nel frattempo, la sfiducia degli investitori, divenuta presto incontrollabile, costringeva alcuni governi al salvataggio dei rispettivi sistemi finanziari per evitare collassi ben più preoccupanti.
Tuttavia, la copertura di debito con altro debito trasferiva l’insolvenza delle banche nei bilanci degli Stati provocando l’ampliamento degli spread delle “nazioni periferiche” e “l’ufficioso default” della Grecia.
Fu in quel momento che venne il turno delle banche centrali che cominciarono a stampare ingenti quantità di “carta” per rimandare il fallimento sistemico e globale.
Sebbene siano chiari gli effetti dei “subprime”, brevemente riassunti, ancora sottaciute restano le cause che, a ben guardare, sono riconducibili al cosiddetto “azzardo morale”.
Partiamo da una considerazione elementare: il rendimento di un investimento e direttamente proporzionale al rischio; maggiore sarà la “propensione all’azzardo” dell’investitore, più alti saranno i possibili guadagni o perdite.
Pertanto, “l’appetito al rischio” di qualunque individuo, per quanto elevato, viene contenuto dalla preoccupazione di perdere tutto!
Ciò nonostante, questa considerazione non vale per alcuni “privilegiati” che si trovano “nell’impossibilità” (o comunque nell’invidiabile “difficoltà”) di perdere denaro e, quindi, subire una penalizzazione adeguata in corrispondenza di scelte
d’investimento errate.
Il banchiere, per esempio, consapevole dell’importanza della sua “azienda”, è conscio del fatto che, per evitare il panico incontrollato, lo Stato è costretto a venire in suo aiuto.
Grazie a questo “ricatto”, la tentazione di conseguire lauti guadagni, senza tener conto dei rischi, sarà difficilmente controllabile.
L’azzardo morale, dunque, deriva dalla facoltà di massimizzare il profitto associata alla possibilità di collettivizzare le perdite.
Tale distorsione, inoltre, condiziona anche le società di grandi dimensioni nelle quali l’eccessiva frammentazione azionaria impone deleghe amministrative.
Ne consegue un modesto potere decisionale che induce buona parte degli azionisti a rivolgere l’attenzione verso il rendimento dell’investimento piuttosto che alla sua conduzione; ad un totale disinteresse nei confronti delle “scelte di gestione”, almeno fino a quando il dividendo resti “generoso”, che rafforza la discrezionalità e la temerarietà del management.
Quest’ultimo, infatti, incentivato dalla prospettiva di bonus e liquidazioni milionarie, subordina costantemente il rischio d’impresa al conseguimento di un RISULTATO che appaghi l’avido azionista.
“La diligenza del buon padre di famiglia”, dunque, soccombe di fronte ad un modello di governance che, per le considerazioni appena svolte, minaccia la sopravvivenza dell’impresa per distribuire utili superiori alla media.
Anche in questa circostanza, la possibilità di conseguire veloci arricchimenti, in corrispondenza di blande penalizzazioni in caso di fallimento, induce all’azzardo morale, pericolo da cui nemmeno la piccola impresa è esente:
grazie a livelli d’indebitamento crescenti, infatti, ogni imprenditore sviluppa una innaturale propensione al rischio causata dal finanziamento della sua attività con capitali appartenenti, in buona parte, a terzi.

Per tutte le considerazioni svolte sinora, possiamo definire, sinteticamente, i principali fattori da cui origina “l’azzardo” d’impresa:
- L’importanza sistemica, propria degli istituti di credito e delle aziende di rilevanza nazionale attive nei settori strategici dei trasporti e/o energetico.
- La parcellizzazione dei diritti di proprietà, elemento comune a tutte le imprese quotate in borsa.
- Il livello d’indebitamento.

E nel contempo elencare i pilastri di un sistema SANZIONATORIO che riequilibri le probabilità di guadagno e di perdita ripristinando la naturale percezione del rischio:
- Responsabilità patrimoniale a carico di banchieri e management.
- Ridimensionamento dei “premi incentivanti” rispetto alla retribuzione ordinaria, finalizzato a rendere preponderante l’interesse del dirigente sulla DURATA dell’incarico (ovvero sulla longevità dell’impresa amministrata) rispetto alla remunerazione a carattere straordinario, causa di spregiudicate politiche di gestione.
- Incentivo “all’aggregazione azionaria” grazie all’istituzione di livelli di rappresentanza intermedia, mutuati dall’organizzazione sindacale, che consentano una maggiore partecipazione della “base” alle scelte di gestione effettuate dai “vertici”.
- Riduzione dei livelli d’indebitamento aziendali mediante incentivi fiscali alla ricapitalizzazione d’impresa.

Quest’ultimo punto, ripreso accidentalmente nel dibattito sulla riforma fiscale promosso dal governo Renzi, rappresenta, invece, un elemento della Nuova Macroeconomia Sociale di Mercato.
Essa, muovendo dal presupposto ideologico di rendere conveniente il perseguimento del pubblico interesse, affida a provvedimenti di tale natura, ritenuti ancora marginali o comunque non opportunamente enfatizzati, valenza sistemica perché in grado di contrastare adeguatamente le degenerazioni del sistema liberale globalizzato.

Massimiliano Miceli

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2 thoughts on “L’azzardo morale

  1. Articolo affascinante. Io credo che è meglio scrivere di più su questo argomento, potrebbe non essere un argomento tabù ma in generale le persone non sono preparate su tali argomenti.

    • Grazie Johne 243. Farò tesoro del tuo suggerimento ma è necessario garantire anche il carattere divulgativo del presente blog che, proprio perché tale, a volte penalizza quello informativo.

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