Pensiero Nuovo

marzo 15th, 2014
Identikit di un Leader

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La crisi della politica italiana e mondiale, dell’ultimo decennio, è crisi di rappresentatività.
Oramai “tutto il mondo è diventato paese” e ciò a cui siamo costretti ad assistere nella nostra Nazione è solo l’esasperazione di quanto avviene ovunque.
La degenerazione cominciò verso gli anni ‘90 quando l’uomo contemporaneo decise di seppellire definitivamente gli ideali nati durante il ‘900, causa d’innegabili sofferenze.
Ricordo, ancora adolescente, delle perplessità che provai quando il partito comunista, socialista, socialdemocratico, proletario ecc. furono rimpiazzati da querce, margherite, ulivi.
Poveri elettori di sinistra abituati ai comizi di Enrico Berlinguer; adesso dovevano accontentarsi di sostenere Romano Prodi.
Non andava meglio a “destra”.
Al partito liberale, repubblicano ed alla democrazia cristiana, si sostituiva una bandierina tricolore, simbolo del movimento fondato da Silvio Berlusconi che, in un banale “forza Italia” , mutuava il gergo calcistico in dialettica politica mischiando il sacro al profano.
Nessuno avrebbe rimpianto la “prima repubblica” ma le avvisaglie della “seconda” non lasciavano presagire nulla di buono.
L’inconcludenza del pensiero politico di quegli anni culminava in una “crisi di leadership” senza precedenti testimoniata dal soporifero “pettinatore di bambole” Bersani opposto (si fa per dire) all’effervescente inventore del “bunga-bunga”.
Nel frattempo il senso di disgusto per le istituzioni portava l’astensionismo a percentuali prossime al 50% rafforzando il condizionamento della consolidata prassi del “voto di scambio” nella vita politica nazionale.
Se analizzassimo i risultati delle ultime (e future) elezioni al netto degli astenuti, di quelli che votano in difesa di un interesse personale, di categoria, di corporazione o, semplicemente, credendo di scegliere il “male minore”, dovremmo costatare la scarsa rappresentatività parlamentare dei cittadini non contigui all’attuale sistema di potere.
Strane democrazie quelle del XXI secolo.
Danno la sensazione che un’alternativa politica sia sempre possibile salvo poi dimostrare che il comune denominatore di qualunque compagine di governo è l’asservimento agli interessi economici dominanti.
Più che democrazie (alla lettera governo del popolo) sarebbe più corretto parlare di “elicrazie” a cui al “demos” (popolo) si è andata a sostituire un’opulenta élite espressione delle più disparate lobbies.
Nel mondo globalizzato, dunque, la democrazia diviene governo eletto dal popolo a cui, però, quest’ultimo non partecipa!
A conferma di quanto penso, basterebbe verificare la percentuale (irrisoria) di comuni cittadini, all’interno dei parlamenti occidentali, rispetto a quella dei grandi industriali, finanziari, banchieri, alti burocrati (leggi anche questo).
Potreste rimanere sorpresi nel costatare che chi dovrebbe tutelare l’interesse di tutti è, guarda caso, chi, nella propria esistenza e meglio di chiunque altro, ha curato i propri.
Tuttavia, è riduttivo pensare che la decadenza della politica derivi soltanto dall’assenza di una classe dirigente adeguata e di una leadership carismatica.
Essa dipende, in egual misura, da un generalizzato disinteresse della società verso tutte le questioni di pubblico interesse la cui gestione viene pigramente demandata alla “casta”.
La causa di tutto è imputabile ad un perverso sistema economico che, esasperando l’egoismo sociale, contrasta ogni possibilità di rinnovamento, tanto probabile quanto maggiore sia la magnifica attitudine dei singoli a diventare gruppo.
Affinché il cambiamento sia possibile, dunque, è necessaria la presenza di un Leader, un uomo dotato di un intelletto e di un’oratoria al di fuori del comune. La sua forza, invece, dipende dall’appoggio delle masse, dalla misura in cui altri individui siano disposti ad accettare il ruolo, non meno difficile, di “zelanti gregari”. L’inutilità dell’uomo contemporaneo non sta solo nella mancanza d’idee, carisma, passione ma soprattutto nell’incapacità di accettare un ruolo subalterno, sacrificare, in nome del bene comune, ogni velleità di grandezza personale. Troppi imbecilli si proclamano leader perché tante “comparse” vivono nell’illusione di essere il “protagonista”!

Massimiliano Miceli

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