Pensiero Nuovo

giugno 3rd, 2014
La crisi è finita!

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Ho sempre pensato che, nelle difficoltà maggiori, una società dall’etica dubbia avrebbe dimostrato tutta la propria mediocrità; con una serie interminabile di paradossi avrebbe reso la realtà superiore all’immaginazione.
Già nell’articolo “aspettando gli elefanti” è stata data, sin dal titolo, una rappresentazione “circense” di un’umanità “disastrata” che non esita a coprirsi di ridicolo, ad esaltare il senso del grottesco e, talvolta, dell’orrido.
Tuttavia, era difficile immaginare, a distanza di poco tempo, la diffusione della seguente notizia che lascia a dir poco increduli:

“Tutti i Paesi Ue, compresa l’Italia, inseriranno nella stima del Pil alcune attività illegali come il traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcool). La novità sarà inserita a partire dalle rilevazioni di ottobre 2014.” (fonte sole 24 ore)

La prima “novità” che balza all’occhio, oltre all’enormità stabilita dai tecnocrati di Bruxelles, è la terminologia utilizzata che, fatto senza precedenti, “sdogana” prostituzione e contrabbando classificandoli alla stregua di “servizi”.
Ormai un élite “sull’orlo di una crisi di nervi”, nell’incapacità di RINNOVARE un sistema economico superato, ha barattato la “crescita” con misurazioni contabili che la certifichino anche quando non c’è.
Il secondo aspetto, non meno “divertente” del primo, riguarda le implicazioni di un provvedimento scellerato che potrebbero concretizzarsi nelle cronache dei prossimi mesi:

…I membri dell’unione annunciano la fine della crisi e delle politiche di austerità. In un intervento al parlamento europeo un Mario Draghi commosso ha proclamato:
è stata dura ma ce l’abbiamo fatta”…

…Sorpasso clamoroso dell’Italia ai danni della Germania: il prodotto interno lordo è balzato al 4% come non accadeva da decenni.
Anche il presidente Napolitano ha elogiato il nuovo miracolo economico ringraziando gli italiani per aver risollevato le sorti della nazione divenuta la “locomotiva d’Europa”…

…Scoppia la rivolta nelle carceri; in molti chiedono la revisione dei processi:
uno stato di diritto non può punire i fautori della “ripresa”, avrebbe affermato un loro “rappresentante”…

Tralasciando l’ironia provocata da una scelta così “singolare”, risulta di tutta evidenza, piuttosto, che nessuno, in Europa e forse nel mondo, abbia cognizione di come garantire forme di sviluppo sostenibili ed alternative.
Ancor più mortificante è la condotta della classe dirigente globale che non ha alcuna intenzione cedere il potere acquisito sebbene l’evidenza dei fatti imporrebbe DIMISSIONI di massa.
Ritorna nuovamente, invece, l’espediente dell’artificio contabile per sopperire alla mancanza di IDEE e garantire l’aumento del debito o, comunque, procrastinarne l’indispensabile riduzione.
Non a caso, a seguito dell’impennata di consensi ottenuta dalle formazioni antieuropeiste alle ultime elezioni, Matteo Renzi ha affermato con tempismo perfetto:
“Visti i risultati elettorali, credo sia arrivato forte e chiaro il messaggio che così non va bene. Se l’Europa cambierà le sue politiche di rigore e si aprirà alla crescita, potremo fare un’operazione “keynesiana” pari a 150 miliardi di euro in cinque anni”. Tradotto in parole povere, il nostro presidente del consiglio vuole ricorrere a NUOVO DEBITO per finanziare il rilancio economico grazie all’intervento dello stato, come teorizzato appunto dall’illustre economista negli anni ‘30.
D’altronde, l’inquilino di palazzo Chigi, constatato il ritorno elettorale di ottanta euro in busta paga, è consapevole della “rendita di posizione” che potrebbe garantirgli un intervento di tale portata.
Ancora una volta, la ricerca del “consenso democratico” sembrerebbe condurre ad una gestione “allegra” delle finanze pubbliche, la medesima che ha portato il sistema liberale ad un passo dal collasso.
Tuttavia, a differenza del passato, questa prassi troverebbe una legittimazione contabile europea: la problematica quantificazione del giro d’affari di attività criminali e pertanto sommerse, renderebbe, inevitabilmente, la misurazione della ricchezza nazionale talmente discrezionale da poter giustificare ampliamenti di spesa di qualunque entità.
Un falso in bilancio di proporzioni continentali diventerebbe un potente strumento di propaganda per arginare gli “euroscettici” e salvare un sistema di potere che si alimenta grazie al progressivo incremento del debito: una vera e propria “economia del pallottoliere” in cui è la realtà a doversi inchinare difronte a superiori esigenze contabili.
Poco importa che la drastica riduzione dei livelli d’indebitamento sia necessaria per scongiurare l’acuirsi degli squilibri in atto; “loro” non possono di certo ammettere che la riduzione delle imposte o la copertura a misure di stimolo economico, se non accompagnate da un miglioramento del bilancio dello stato, hanno carattere di temporaneità legato a finalità elettorali:
la cancellazione dell’Ici porta l’introduzione dell’Imu perché, date le premesse, ogni forma di “concessione” è accompagnata da un obbligo di “restituzione” con gli interessi.
Ciò che conta, invece, è poter dire ai propri elettori:
La crisi è “finita”!

Massimiliano Miceli

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