Pensiero Nuovo

febbraio 2nd, 2014
Il paradosso del laureato

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Lavorare è difficile anche se in possesso di una laurea. La drammatica congiuntura economica e l’eccessiva offerta di “dottori” rende il mercato del lavoro una giungla particolarmente impervia per chi cerca una prima occupazione.
Tuttavia il problema non è quantitativo bensì qualitativo.
Mi spiego; che sia difficile trovare un lavoro dopo l’università è evidente ma ognuno è libero di decidere se partecipare o meno a questa singolare “lotteria”. Tuttavia, anche se in possesso del biglietto fortunato, una retribuzione media al primo impiego (e forse anche per i successivi) non supera i 1.000/1.200 euro.
Ebbene, un corso di laurea genera un esborso di almeno 100.000 euro (il calcolo non contempla le spese per pagare gli studi bensì solo la mancata retribuzione media lorda percepita nel corso di almeno 5 anni di università) a cui vanno aggiunti le spese per la formazione supplementare divenuta, oramai, requisito essenziale da inserire nel curriculum.
Continuando nel ragionamento si cade nel grottesco.
Supponiamo, infatti, che il “fortunato” laureato, una volta assunto, necessiti di un’automobile il cui costo mensile, determinato dal pagamento della rata, dal premio assicurativo, dai consumi, sia pari a 500 euro.
Per pareggiare l’investimento (minimo) sostenuto per terminare gli studi dovrà lavorare almeno 10 anni.
Se pensate che stia esagerando, sottolineo che l’ipotesi esaminata non contempla assunzioni “fuori sede” e, pertanto, non tiene conto degli oneri inerenti alla locazione di un appartamento.
Inoltre e fatto ancor più grave, la precarizzazione del lavoro, indotta dal mercato globalizzato, non consente la pianificazione del futuro perché cancella diritti “inviolabili” ottenuti a seguito di decenni di lotte sindacali.
Nell’oscurantista società moderna, dunque, il lavoro perde gran parte della sua utilità sociale poiché poggia sempre più spesso sulla quotidiana mortificazione dell’individuo piuttosto che sulla sua nobilitazione.
Se potessi dare un consiglio ai giovani, allora, li esorterei a trovare un’occupazione appena terminata la scuola dell’obbligo sostituendo velleità costose con maggior pragamtismo.
Ciò che misura il grado di inciviltà di una società non è la difficoltà di raggiungere un obiettivo quanto l’insussistenza del risultato una volta realizzato.

Massimiliano Miceli

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