Pensiero Nuovo

Finalmente ci siamo: Mario Draghi ha dato inizio al “quantitative easing europeo” festeggiato da poderosi rialzi dei listini azionari.
Sul “piatto” il banchiere ha messo a disposizione dei governi europei circa 1.000 mld di euro che serviranno all’acquisto di titoli pubblici.
L’operazione, anche se con qualche diversità, può assimilarsi a quanto già fatto dalla Fed americana e dalla banca centrale del Giappone e può così riassumersi:
La copertura di un debito con un altro debito.
Può sembrare semplicistico, paradossale, estremistico, eppure è la sostanza, al di là dei soliti paroloni di rito, di quanto accaduto:
La stampa di nuova carta, lungi dal finanziare l’economia reale, servirà a puntellare, almeno per qualche tempo, i buchi di bilancio dell’eurozona che, ad otto anni dall’inizio della crisi, ha progressivamente, ed inesorabilmente, incrementato il suo indebitamento invece di ridurlo.
D’altronde, come dimostrato da Barack Obama, l’unico modo di controllare il debito sembrerebbe proprio quello di alimentarlo.
Poco importa che le conseguenze, gravide d’interessi, aggraveranno squilibri economici sistemici e persistenti; l’obiettivo è quello di salvare una classe dirigente in balia di se stessa è garantirne la sopravvivenza, il più a lungo possibile.
Non è un caso, infatti, che l’astuta mossa sia avvenuta a ridosso della tornata elettorale in Grecia dove le formazioni antieuropeiste sono le più agguerrite:
La spesa pubblica permette una gestione clientelare del consenso a beneficio di un potere politico che non può sopravvivere senza di essa ed, allo stesso tempo, rappresenta un fardello che spaventa, condiziona, abrutisce interi popoli.
Infatti si può constatare in quale misura la paura del futuro, la povertà, l’elevata disoccupazione abbiano contribuito a subordinare le preferenze elettorali, di tanti, di troppi “cittadini”, al tornaconto personale.
Nelle moderne democrazie, dunque, debito e consenso procedono di pari passo, si alimentano a vicenda, l’una è speculare rispetto all’altra.
Purtroppo c’è dell’altro:
l’ennesimo salvataggio della bce, manco a dirlo, verrà lautamente ripagato dai governi nazionali che, per accedere al programma di aiuti, dovranno recepire diktat sempre più severi:
tagli alle retribuzioni, alle pensioni, incremento della pressione fiscale, cancellazione di “diritti inalienabili” a seguito di assurde “riforme”, rappresentano, con varia intensità, una dura realtà già in molte nazioni dell’eurozona.
Un siffatto “SISTEMA”, infondendo un costante senso di precarietà, spinge, come in una spirale ciclica e perversa, i popoli d’Europa a stringersi attorno a “decrepiti rappresentanti” che, primi responsabili dello sfascio economico, appaiono comunque ben più rassicuranti rispetto sconclusionati e maldestri capipopolo.
Eppure una politica monetaria alternativa sarebbe possibile, sebbene non conveniente alle lobbies continentali:
Se Mario Draghi subordinasse il programma di aiuti al taglio drastico della spesa pubblica sposterebbe, in misura significativa, l’onere del risanamento di bilancio dai cittadini agli Stati membri costringendo la classe dirigente di mezza Europa ad “un’oculatezza coercitiva” nella gestione delle risorse pubbliche.
Inoltre, come più volte teorizzato, il taglio delle “uscite” ridimensionerebbe il peso del “voto di scambio” imponendo, da un lato, un rinnovamento della politica e, d’altro, una disinteressata partecipazione della società civile alle competizioni elettorali.

Una volta un uomo saggio mi disse:
se vuoi il controllo totale su un uomo non privarlo dei suoi diritti; lascia che S’INDEBITI!
Mai come adesso ho ben chiaro il significato delle sue parole.

Massimiliano Miceli

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One thought on “Draghi Ti Sbagli! (e forse lo sai)

  1. Ci risiamo, sembra un film già visto, perchè ad ogni quantitative easing corrisponde un festeggiamento dei listini azionari? chi è che ha liquidità tali da far correre le quotazioni azionarie? Le Banche!!! Anzichè reimmettere tale denaro nell’economia reale lo investono in azioni. Con queste premesse, come pensa il buon Draghi di far riprendere l’economia?

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